È difficile dire se quello di Konya sia stato il primo passo di un nuovo quadriennio o una coda di quello passato. La decisione di Roberto Mancini di restare — che a scanso di equivoci ci lascia soddisfatti, anche se avremmo gradito la liturgia non soltanto formale delle dimissioni date e poi respinte — andrà confermata a fine stagione, quando l’amara passerella di Wembley con l’Argentina concluderà il ciclo di alcuni azzurri e al ct, in contemporanea con le prime gare della nuova Nations League, si aprirà una finestra d’uscita nella quale qualche club importante si farà certamente vivo. Qualunque sia l’interpretazione da dare a questo match, comunque, ne sono usciti alcuni appunti interessanti, a partire dai tre gol che nella siccità post-Europeo costituiscono un’inversione di tendenza: li avevamo segnati soltanto ai lituani, e in casa. Infliggerli in trasferta alla Turchia è un’altra cosa e, con la vittoria, riannodano il filo spezzato del calcio propositivo e spesso piacevole di Mancini.


Il dolore e la rabbia per la seconda qualificazione mancata al Mondiale hanno reso sommari molti giudizi, ed era inevitabile: ma quando il polverone si sarà posato — succederà dopo il torneo in Qatar, perché man mano che lo avvicineremo la delusione crescerà, e soltanto dopo la finale ci sentiremo nuovamente ammessi al grande giro — riscopriremo il fatto che a fronte del modesto bacino nel quale pescare (gli italiani che giocano in Serie A e negli altri campionati di livello), i buoni giocatori non ci mancano. Ed è proprio questa l’amarezza: mentre non saremmo mai stati protagonisti del Mondiale 2018, nel prossimo saremmo stati competitivi. Negarlo adesso ci fa stare meglio, perché abbiamo qualcuno con cui prendercela. Ma la verità è che questa generazione — pur priva dei fenomeni che un tempo saltavano fuori senza soluzione di continuità (Mancini, Baggio, Zola, Del Piero, Totti, tutti nati fra il 1964 e il 1976: fantascienza pura) — contiene numerosi giocatori di valore.
Turchia-Italia 2-3: Cristante e doppietta di Raspadori, dagli azzurri qualche cenno di risveglio
29 Marzo 2022


Da rivitalizzare e riorganizzare, certo. Prendiamo Donnarumma: ieri si è fatto passare la palla fra le gambe dopo una manciata di minuti, e l’abbiamo dato un’altra volta per perso, salvo sbalordirci per la deviazione su Çalhanoglu e, nel sofferto finale, per la parata che ha tolto di porta un 3-3 ormai cantato. Prendiamo Tonali, ieri spesso impreciso ma vivo, sempre nel cuore del gioco, sempre con la testa alta e il pensiero verticale. Prendiamo Scamacca, che ha riempito la partita di giocate: non tutte positive, ma sottrargli il pallone è un’impresa e con una portaerei così l’Italia occupa l’area facendo affluire gli incursori. Prendiamo Raspadori, ruggente e opportunista, la porta in testa e il fuoco nelle gambe. E non sarà certo Palermo a farci buttare a mare Barella e Bastoni, Verratti e Pellegrini, Chiesa che tanto è mancato, e i binari laterali Di Lorenzo e Spinazzola. In attesa del miglior Zaniolo, Konya ha legittimato tutti i nostri rimpianti: e ne ha aggiunti a Mancini, perché ieri, in una situazione molto più leggera rispetto a Palermo — questo va detto, per onestà — si è visto parecchio di meglio. Che sia una base per ripartire, e non lacrime nella pioggia. Fonte Repubblica.it
cosa é tornato? quale gioco? sono andati in svantaggio contro la turchia e hanno rischiato di farsi pareggiare in un’amichevole. come uno che riga la carrozzeria ed rischia di capottare su una strada dritta senza nessuno. partita penosa in senso anatomico.
2 partite, 2 papere. ormai é evidente perché donnaruma al psg fa solo la riserva per misericordia. se qualcuno non l’ha ancora capito o non la la tv a casa o é in malafede.
pure in una partita inutile in cui l’avversario gioca in pantofole… DENTROP I DUE MANDRILLONI MACELLAI DELLA GIUBENTUS: ennesimo piegamento a 45 gradi di mancini davanti alla mer(d)ocrazia e alle raccomandazioni politiche della societá perennemente indagata dalla guardia di finanza.e coi dirigenti condannati e radiati dal calcio.